a cura di Marco Dal Corso
Confermato che l’Occidente è post-cristiano e che Dio “ha traslocato” nel sud del mondo, c’è la necessità di prendere consapevolezza di una “nuova geografia del cristianesimo”.
In tal senso, la fede cristiana è chiamata ad essere globale credendo nella formazione di “chiese fonti” e non di “chiese calco”, sfidando l’ecumenismo a ripensarsi in chiave sempre più interculturale.
L’interculturalità non è quindi solo una necessità, bensì un kairos, cioè l’occasione per interrogare la fede cristiana in un modo nuovo e inedito. Questa realtà ci porta a superare la cartografia coloniale per andare verso una nuova geografia della ragione teologica. Allo scopo serve un ecumenismo interculturale, che chiede di superare gli epistemicidi culturali e religiosi perpetrati dal pensiero coloniale di ieri e di oggi.
Alla scuola delle comunità del sud del mondo l’ecumenismo impara che nessuna cultura ha il monopolio del vangelo e che nessuna religione ha il monopolio della verità: se una cosa è valida, un’altra le può stare a fianco.
Il volume raccoglie i contributi offerti dai diversi relatori intervenuti all’interno di percorsi formativi proposti dall’Istituto di Studi Ecumenici (ISE) di Venezia in ordine ai temi interculturali e a come ripensare l’ecumenismo nei diversi contesti.
Marco Dal Corso è docente di teologia del dialogo all’I.S.E. “San Bernardino” di Venezia e direttore del master in dialogo interreligioso presso lo stesso Istituto, collaboratore e membro della rivista CEM-Mondialità e della rivista Studi Ecumenici, giornalista pubblicista, si occupa dei temi legati al pluralismo religioso, all’inculturazione e cooperazione missionaria. Per i tipi Pazzini dirige la collana “Frontiere”. Ha conseguito il dottorato in teologia morale presso l’Università Misericorde, Fribourg (Svizzera) e quello in teologia sistematica a indirizzo ecumenico presso la Facoltà Valdese di teologia in Roma.
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